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Essere uno showrunner (parte terza)

Di che cosa si parla in questa terza parte: come nasce lo showrunner – un po’ di storia; definizione; che cosa vogliono gli studio e i network

Tutto ha inizio da un’ossessione dell’audience (i.e. pubblico, follower sui social, navigatori seriali, web addicted, appassionati, collezionisti, gente del settore, ecc.)

Un’ossessione positiva: il conoscere, ma anche l’elogiare coloro che rendono una serie tv vincente. Uno showrunner, come si è già visto, è colui che studia la serie tv e la gestisce dall’inizio alla fine e in tutte le fasi della sua realizzazione. Questa figura prevede molteplici ruoli: direttore della fotografia, tender tax supporter e regista, sceneggiatore e scenografo.

Ecco che, dagli anni di internet, accanto ai nomi degli attori, sono comparsi i nuovi divi americani e non solo: JJ Abrams, Sarah Gertrude Shapiro, Frank Darabont, Martin Scorsese, Nick Pizzolatto, Vince Gilligan, Peter Gould, Marta Kauffman, David Crane, Darren Star, Christopher Lloyd, Steven Levitan, Julian Fellowes, David Benioff, DB Weiss, Alan Ball, Joe Weisberg, Gene Roddenberry, Rod Serling, Ronald D. Moore, Howard Gordon, Gideon Raff, Matthew Weiner, Terence Winter, Mark Frost, David Lynch, Joss Whedon, David Chase, Chris Carter, ecc.

Una lista infinita di persone che guadagnano milioni a stagione; creatori o ideatori di serie tv – come vengono impropriamente tradotti in italiano, ad esempio Wikipedia -, mentre, sull’Oxford Dictionary si parla di colui che “ha l’autorità globale e le responsabilità manageriali di un programma televisivo” mentre la Writers Guild of America (WGA), l’unione degli sceneggiatori e scrittori per la televisione, riconobbe il lavoro del produttore esecutivo fin dal 1941 nei crediti finali. Con loro si è aperta una nuova terminologia, nuove parole, nuovi tecnicismi che verranno affrontati nei prossimi post.

Non lo si diventa, quindi, per caso, ma si deve, innanzitutto, fare esperienza lavorando e impegnandosi sia nel mondo televisivo che industriale. Non solo in campo televisivo, quindi, in contrasto con quanto affermano gli statunitensi, piuttosto seguendo la “filosofia” degli showrunner orientali: essere malleabili, multitasking, inventivi, ma anche sapersi trasformare in ogni evenienza: da elettricista a direttore di marketing. Deciso ma anche buon ascoltatore, severo ma anche collaborativo, leader non boss.

Il percorso è evolvere destreggiandosi nei vari settori agendo accoratamente e senza indugi: dalla scrittura, in primis, alla produzione, dalla post-produzione al management, dalla contabilità alle nuove tecnologie, dalla comunicazione alla direzione artistica, dal final cut alla revisione finale. Insomma, è come costruire un edificio dal nulla. Occorre possedere la duttilità mentale per trasformarsi da assistente alla scrittura, a scrittore in un team, a coordinatore della coerenza narrativa delle varie puntate (story editor), a dirigente story editor, ma anche co-produttore, soprintendente alla produzione, dirigente co-produttore, dirigente della produzione, ecc.

Quindi: non tutti gli scrittori e sceneggiatori sono automaticamente bravi showrunner: scrivere e essere anche un manager non sono cose che vanno di pari passo. Au contraire, è un bilanciamento tra l’essere un produttore e un manager, un grande scrittore e un “venditore di idee” e non tutti ne hanno il talento.

Se si ha realizzato una puntata pilota (o puntata zero) occorre essere precisi, professionali e creare, comunque, un buon prodotto con i mezzi che si hanno a disposizione. Ciò, difatti, rappresenta un biglietto da visita che deve possedere tutti i requisiti giusti e sia capace di mettere in luce le idee, la bravura e la plasticità dell’artista.

Uno showrunner è un designer: è un inventore di multipli poiché le sue opere non sono e né devono essere riprodotte se non a prezzo maggiore e, di conseguenza, sconveniente. Questo poiché, essendo lui il trait d’union con i network e gli studio (altro suo compito che lo contraddistingue dalle altre figure mono lavorative) spesso la sua funzione è anche quella di mediatore, mantenendo sempre una certa diplomazia nell’agire, nel decidere e nel comunicare con tutte le figure professionali e non che partecipano alla produzione e alla realizzazione della serie tv.

NOTE:

Per produzione si intende la fase vera di realizzazione delle riprese degli episodi  e che coinvolge tutte le figure come: regista, segreteria di produzione e di edizione, il cast tecnico ed artistico, gli illuminotecnici e i tecnici, gli scenografi, i consulenti di scena, i fochisti, gli operatori. Qui ci può o meno essere la presenza degli sceneggiatori sul set (loro sono la fase pre-produzione ma molti di loro sono anche coinvolti sul set come supervisori, consulenti, registi, ecc.) mentre lo showrunner sarà sempre e comunque presente sul campo.

Per post-produzione s’intende la fase di montaggio, color correction (il colore della serie), commercializzazione, vendita e distribuzione del supporto finito e dei rapporti coi network e gli studio. Qui lo showrunner gioca un ruolo primario assoluto.

Per puntata pilota o puntata zero s’intende quella puntata girata come se si dovesse promuovere un articolo, un prodotto. Deve avere caratteristiche ben precise, tempistiche e dinamiche che sottostanno a regole di mercato (anche se oggi si stanno finalmente rompendo gli schemi) ed, inoltre, visti gli alti costi per girarla deve contenere i personaggi principali e le loro caratteristiche, le storie orizzontali e verticali, le caratteristiche delle location e via dicendo. Oggi si sta rinunciando ad essa privilegiando il teaser, il trailer, il pitch o lo spec script. Per queste ultime ed altre parole tecniche si invitano i lettori alle prossime pubblicazioni. Alcune puntate pilota, però, sono poi state usate come effettive prime puntate.

I multipli sono, come spiega Bruno Munari in “Artista e Designer”, Editore Gius. Laterza & Figli, 1971, “oggetti portatori di nuove informazioni estetiche, prodotti industrialmente a basso prezzo, allo scopo di diffondere maggiormente la conoscenza estetica anche fra quelle persone che sono veri amatori d’arte ma non dispongono di molto denaro” ma sono, inoltre, oggetti creati con lo scopo di durare nel tempo e, quindi, realizzati con solide sceneggiature e soggetti alla base che, certo, abbisognano, oltre che dell’estetica, anche della parte lirico-drammatica, della letteratura.

Di che cosa si parlerà nella quarta parte: il lavoro dello showrunner sarà sempre più complesso proprio per la sua natura vasta; il pitch e lo spec script; teaser e trailer; la scrittura come centro focale di una serie tv: showrunner e writer’s room; il rapporto studio-showrunner e le “note”.

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