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Essere uno showrunner (parte prima)

Di che cosa si parla in questa prima parte: chi è lo showrunner secondo le voci degli esperti conosciuti; che cosa vuol dire per me scrivere storie.

In molti mi hanno chiesto che cosa vuol dire “showrunner“, ma non è una parola che può essere tradotta in maniera semplicistica. In Italia questo termine viene trasposto con il concetto, non del tutto esatto, di “Creatore d’idea”. La matrice è statunitense, relativa esclusivamente alle serie televisive. L’opinionista Scott Collins del Los Angeles Times scrive: «dei “tuttofare”, un curioso ibrido di artisti visionari e operational manager duri come la roccia. Non sono solo sceneggiatori; non sono solo produttori. Essi assumono e licenziano sceneggiatori e membri della troupe, sviluppano la trama, scrivono copioni, assegnano le parti agli attori, si occupano del budget e gestiscono le interferenze tra lo studio ed i capi dell’emittente. È uno dei lavori più insoliti ed impegnativi, che impiegano ambedue gli emisferi cerebrali, nel mondo dell’intrattenimento… Gli showrunner fanno, e spesso creano, le serie, ed oggi più che mai, le serie televisive sono le uniche cose che contano. Nella “lunga corsa” dell’economia dell’intrattenimento, gli spettatori non guardano le reti televisive. Non importano mai le reti a loro. Essi guardano le serie. Non gli importa di come le ottengono.» (Fonte wikipedia)

Orbene, presso l’UCLA, dal Professor Neil Landau, massimo scrittore di cinema e serie tv al mondo e dalla showrunner Sarah Gertrude Shapiro, ho imparato che per ricoprire questa importante funzione è necessario avere avuto esperienza in tutti i ruoli nel settore televisivo. Ebbene, posso dire di averlo fatto: dal più umile al più impegnativo.

Lo showrunner è, in primis, uno scrittore ed uno sceneggiatore: inventa, crea idee, su questo aspetto concordo, ma non è -per l’appunto-  l’unico compito che gli viene affidato.

Io ho scelto di scrivere prima di tutto per me stesso, guardarmi intorno e meravigliarmi ogni giorno delle piccole cose. Di solito porto con me sempre una matita ed un foglio, proprio perché quando mi coglie l’ispirazione non voglio essere impreparato. Imparare ad essere l’occhio indagatore sulle realtà nelle infinite sfaccettature, proprio come un pirata che scruta verso l’orizzonte. Non esiste una scena, ma milioni di fotogrammi. Ognuno di essi ha vita propria. Io so come farne una storia. E queste storie scritte e poi girate non puntano mai verso una sola direzione: s’incrociano, si sfiorano, si toccano, a volte. Poche volte. La visione  delle cose è sempre sottoposta ad un occhio attento. Spesso solitario, altre volte, difficilmente, condiviso.

Di che cosa si parlerà nella seconda parte: le storie da raccontare; lo showrunner nel dettaglio.

To be continued…

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